Sempre più abbiamo visto come tutte le cosiddette emergenze (‘criminalità’, catastrofi naturali, maltempo e sopratutto nel caso di popolazioni in lotta) tendono ad essere gestite dallo stato con il dispiegamento dell’esercito, che oggi campeggia davanti alle stazioni, davanti ai Cie, a presidiare i cantieri dell’alta velocità…Chi liquidò la cosa come una sparata propagandistica dell’allora governo Berlusconi, il primo a prevedere tale dispiegamento di forze, si sbagliò di grosso, perchè la presenza rimase stabile. Ed infatti essa rispondeva a criteri strategici già previsti dalla Nato rispetto al controllo sociale nelle grandi città (rapporto “urban operations 2020”). Il testo che segue, tratto dal sito www.resistenze.org, tratta questo tema rispetto all’America Latina, in merito all’interventismo diretto degli Stati Uniti in un contesto che, come dimostrano anche le recenti agitazioni del popolo brasiliano, è sempre stato foriero di resistenza e ribellione.
Infatti, la dialettica tra guerra e repressione è sempre più stretta e non possiamo affrontare la seconda se non ci poniamo anche il problema della prima, guardando alle contraddizioni del mondo che avanzano e si acuiscono nella crisi del capitalismo. Continua a leggere
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