No all’isolamento e ai trasferimenti punitivi

no isoltesto a cura dell’Assemblea di lotta: uniti contro la repressione

Davide Delogu è sottoposto al barbaro trattamento d’isolamento con l’art. 14bis dell’ordinamento penitenziario che, dopo sei mesi, gli è stato rinnovato.
Si tratta di una misura punitiva per la sua continua determinazione nella lotta a partire dalla mobilitazione nazionale e il corteo del 25 maggio 2013 a Parma contro carcere, isolamento, differenziazione e 41bis, continuata con la sua partecipazione alle lotte promosse dal Coordinamento dei detenuti e alle forti proteste dell’estate 2013 nel carcere Buoncammino di Cagliari dove era detenuto. In seguito agli avvenimenti di Cagliari è stato trasferito al Pagliarelli di Palermo, altri detenuti, in quell’occasione, subirono trasferimenti punitivi. Nonostante tutte le angherie e la censura cui è sottoposto ha continuato la lotta partecipando attivamente, con sciopero della fame e del carrello, anche alla mobilitazione nelle carceri del mese di aprile di quest’anno.  La punizione non si è fatta attendere, da pochi giorni è stato trasferito al carcere di Caltanissetta. La situazione di Davide non è affatto isolata, continuamente molti detenuti vengono puniti perché non accettano la situazione nella quale vivono e protestano. È la stessa che cosa accade a chi, fuori, nei posti di lavoro, nelle scuole e nei territori lotta per cambiare lo stato di cose presenti e viene represso con manganellate, denunce, licenziamenti, processi, fogli di via, carcere.
In carcere gli strumenti in mano al Dap si affinano sempre più per tagliare fuori definitivamente chi non piega la testa, ora stanno anche applicando in maniera più diffusa il processo in videoconferenza per impedire che i prigionieri in tribunale possano esprimersi e che, attorno ai processi, si manifestino espressioni di solidarietà.
NON PERMETTIAMO CHE CHI LOTTA VENGA ISOLATO E PUNITO.
RILANCIAMO LA SOLIDARIETA’ E LA MOBILITAZIONE CONTRO ISOLAMENTO (14 e 41bis), DIFFERENZIAZIONE, TRASFERIMENTI PUNITIVI.
NO AI PROCESSI IN VIDEOCONFERENZA.

Alleghiamo a questo scritto stralci di una lettera di Davide e il testo di legge dell’art 14bis OP.
“Ci deve essere un chiarimento sul fatto che non siamo dei poveri emarginati che vogliono ottenere l’abolizione degli aspetti più brutali della galera (magari accettando di entrare nei binari istituzionali), ma degli oppressi che si ribellano alla logica della galera in quanto strumento dello stato/capitale.
Ho notato che per parecchi compagni le lotte specifiche sembra annullino le tensioni rivoluzionarie, evidentemente c’è bisogno di chiarezza da parte del coordinamento dei detenuti adottando uno strumento idoneo al riguardo. Il pericolo del compromesso istituzionale ci sarà sempre. Bisogna sviluppare la capacità di non accettarlo mettendo in piedi delle possibilità organizzative comuni che permettano di percorrere uniti la lotta. C’è da lavorarci sopra. Molte tensioni dei reclusi vengono incanalate dal Partito Radicale. In diverse carceri, purtroppo, si sono costituiti comitati “Amnistia, giustizia e libertà” e ovviamente non fanno nessuna iniziativa autonoma perché accettano le direttive dall’alto. Ormai è risaputo della netta differenza, per esempio, tra uno sciopero del carrello del vitto autorizzato e quello slegato dall’autorità, con l’accanita ricerca del promotore (neanche più di tanto perché viene spifferato prima che subito) che ti porta dritto al 14 bis. Ottima idea quella del “pronto soccorso”(Soccorso Legale carcere) vostra e degli avvocati. E’ verissimo che praticamente non esiste nessun impegno legale su quello che succede dentro se non a posteriori di qualche raro avvocato […]. Si potrebbe cercare di evitare tante nefandezze.
A suo tempo sono sempre stato informato sull’assembela di lotta “Uniti Contro la Repressione”, su come è nata, si è sviluppata e anche il mio interessamento si è fatto più coinvolgente. Bisogna far sapere ai detenuti la lotta che questa reltà sta facendo e che riguarda la presa di coscienza di ciascuno di noi. È vero, ci vuole una chiara posizione di classe da entrambi i lati del muro. E, se all’interno non si vanta una coscienza politica, la possibilità dei reclusi è quella di emergere in situazioni di conflitto oppresso, represso e punito da un sistematico ricatto del potere carcere/stato.
Demolire la logica del ricatto è la cosa più difficile per i vari motivi che conosciamo, un fattore di estrema importanza è sicuramente dimostrare l’aperta e attiva solidarietà per rompere l’isolamento di chi subisce il ricatto. Se collettivamente stiamo affrontando una lotta (mi riferisco sempre a dentro) lasciare solo chi viene colpito per primo è l’inizio della differenziazione. Riuscire a essere un corpo unico inizialmente è dato dalla capacità di rispondere insieme. Questo è il primo passo da fare, secondo me. […]”
Paris (Uniti) Davide
Per scrivere a Davide:
Davide Delogu
CC Via Messina, 94
93100 Caltanissetta

 

 

Questa voce è stata pubblicata in Lotte e Repressione e contrassegnata con , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.