Appello per Bahar

IMG_20131214_110607Con Bahar Kimyongur! Continuare la mobilitazione!

Giovedì 21 novembre scorso, la Digos di Bergamo ha arrestato il compagno Bahar Kimyongur , di origine turche ma da anni residente in Belgio, in base ad una richiesta di arresto ed estradizione da parte della Turchia. Bahar era appena arrivato all’aeroporto di Bergamo, proveniente da Bruxelles. Ora, dopo l’udienza su del 2 dicembre al Tribunale di Brescia, che ha deciso la sua scarcerazione, si trova con obbligo di dimora a Marina di Massa, senza altre restrizioni. Pensiamo che la mobilitazione che si è da subito sviluppata per la sua libertà debba continuare fino ad impedire la sua estradizione in Turchia e a far annullare il mandato di cattura.

Riepiloghiamo la vicenda

Il motivo della sua venuta in Italia era partecipare a due incontri pubblici sulla situazione in Medio Oriente, da tenersi il primo a Monza, presso il centro sociale F.O.A. Boccaccio e il giorno successivo a Padova, in un’aula dell’Università.

Bahar Kimyongur è un militante antimperialista, da molto tempo attivo nella solidarietà con i prigionieri politici in Turchia e nell’opposizione alle politiche del regime turco, sopratutto rispetto alla repressione sul fronte interno e all’espansionismo sul fronte esterno, nell’area mediorientale. Attualmente anima il Comitato contro l’ingerenza in Siria, rendendosi protagonista della lotta contro la guerra imperialista nei confronti di questo paese arabo, condotta sia per procura – armando i cosiddetti “ribelli” – e sia direttamente dalle potenze della Nato, Turchia in primis, da Israele e dai regimi arabi reazionari (Arabia Saudita, Qatar, Giordania…).

Per questa sua militanza è già stato incarcerato in Olanda, Belgio – dove è stato processato e infine assolto poiché gli era stata attribuita l’appartenenza al gruppo comunista turco Partito – Fronte di Liberazione del Popolo Rivoluzionario (DHKP-C) e quest’estate, in Spagna, ove si trovava in vacanza con la famiglia, sempre per l’estradizione richiesta dalla Turchia.

Non ci stupisce per nulla che oggi si ritrovi incarcerato dallo stato italiano. Nonostante i vari governi che si succedono facciano a gara nell’ipocrisia pacifinta, l’Italia è un paese imperialista, quello con le truppe schierate su circa ventotto fronti di guerra e finanziate nel 2012 con 26 miliardi di euro, facente parte degli aggressori della Siria, portaerei della Nato in Mediterraneo e alleato strategico di Israele, com’è stato ribadito con i nuovi accordi che Letta e Netanyahu hanno firmato il 2 dicembre scorso a Roma.

L’Italia è anche uno dei maggiori partner economici della Turchia, il quarto a livello commerciale, con un migliaio di imprese presenti sul suolo turco. Con la consegna di Ocalan nel 1999 e con l’appoggio alla repressione di Erdogan contro le mobilitazioni popolari di quest’estate – ricordiamo l’infame giudizio del ministro degli esteri Bonino “i turchi non sono arabi e questa non è una primavera”- l’Italia ha già dimostrato tutta la sua complicità con il regime turco. E del resto i metodi repressivi li avvicinano: dalla violenza della polizia in piazza, fino all’utilizzo dell’isolamento carcerario contro i prigionieri politici, che in Italia prende le forme del 41 bis, del 14 bis e dei regimi di Alta Sorveglianza e in Turchia quello delle celle di tipo F.

 

L’assemblea tenutasi il 21/11 a Monza si è trasformata in un momento di discussione per lanciare la mobilitazione per la libertà di Bahar mentre quella prevista per il 22/11 a Padova in un presidio di solidarietà.

 

Presidi si sono svolti a Milano, Padova, Firenze e la parola d’ordine della sua libertà è stata fatta propria dal corteo nazionale a sostegno della Resistenza Palestinese tenutasi a Torino il 30 novembre. Le realtà promotrici del corteo si sono fin da subito unite alla mobilitazione.

Lunedì 2 dicembre si è tenuto un presidio davanti al tribunale di Brescia, a cui hanno partecipato una cinquantina di solidali provenienti da varie città; erano presenti anche alcuni familiari di Bahar giunti dal Belgio.

Contemporaneamente una grande solidarietà si è sviluppata anche in Belgio con numerose mobilitazioni promosse dalla CLEA, una associazione per i diritti politici, la libertà di espressione e di associazione.

 Invitiamo tutti a continuare la mobilitazione fino a quando si terrà l’udienza che deciderà sulla richiesta di estradizione della Turchia e fino al completo annullamento del mandato di arresto.

Essere solidali con Bahar significa anche far conoscere le idee e la militanza per le quali viene perseguito.

Per cui invitiamo tutti ad accompagnare le iniziative con l’informazione e il dibattito.

Mobilitarsi con ogni mezzo necessario contro l’estradizione di Bahar!

Contro la repressione e la guerra dell’imperialismo!

Con i popoli che resistono!

 

Collettivo “Soccorso Rosso”

Collettivo Politico Gramigna – Padova

Collettivo Tuttinpiedi – Mestre (Ve)

Solidali con la Palestina – Padova

Collettivo Tazebao – per la propaganda comunista

Rete milanese di solidarietà con la Palestina

Cordatesa – Monza

Spazio popolare La Forgia

Comitato ricordare la nakba

Centro Falastin di Torino

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