In ricordo del combattente Khaled Hussein

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Pubblichiamo un breve testo in cui viene ricordato il combattente palestinese Khaled Hussein morto in carcere a Benevento il 22 giugno 2009 scritto dalla Mensa Marzolo occupata di Padova. Pubblichiamo anche il link ad una diretta telefonica fatta con Radiazione.info nel quale viene ricordata la storia e la lotta di questo compagno.

22 giugno 2009 / 22 giugno 2015:
SESTO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO KHALED HUSSEIN

“…Vivo in questa sezione con otto detenuti arabi, islamici, accusati di terrorismo islamico, cinque algerini, due iracheni e un egiziano. Le condizioni generali nostre sono di isolamento totale, sono in cella da solo, riesco a vedere gli altri solo nell’ora d’aria…”. K.H.

La storia di Khaled è una delle tante storie di ingiustizia internazionale a scapito dei compagni.
Nel 1985, un commando di quattro appartenenti al Fronte di Liberazione Palestinese dirotta la nave da crociera Achillle Lauro, partita da Genova. Khaled accompagna il commando a bordo della nave per la tratta Genova-Alessandria; qui Khaled sbarca, ben prima del dirottamento. Il commando, rimasto a bordo, dirotta la nave verso il porto israeliano di Ishdud: scopo del dirottamento non era arrecare danno ai passeggeri, ma raggiungere il porto israeliano e catturare dei soldati israeliani, per il cui riscatto avrebbero richiesto il rilascio di alcuni prigionieri palestinesi.

L’operazione, però, non va a buon fine: dopo una serie di trattative tra Arafat e i governi egiziano e italiano, la nave viene liberata e i quattro dirottatori consegnati ad Abu El Abbas (leader del Fronte di Liberazione Palestinese). Il giorno seguente, durante un trasferimento del commando su un volo aereo diretto a Tunisi, la VI flotta della marina americana ordina l’atterraggio del mezzo nella base Usa di Sigonella, in Sicilia: qui i quattro vengono arrestati e incarcerati per alcuni anni. Dopo il rilascio, uno di loro, pentito, decide di collaborare con la magistratura italiana; questa collaborazione culmina con il grande processo del 1989, dove saranno condannati all’ergastolo Abu El Abbas (arrestato in Iraq poco dopo dagli americani e morto in circostanze “misteriose” nella prigione lager di Abu Grahib) e Khaled Hussein come mente del piano di dirottamento.
Corre il 1991 quando Khaled, allora in Grecia ospitato da compagni, viene arrestato e incarcerato. La sua esperienza con le carceri nostrane, però, dovrà aspettare il 1996, quando il governo italiano chiederà alla Grecia l’estradizione del combattente per detenerlo in un carcere italiano (inizialmente a Parma).
L’ingiusta accusa rivolta a Khaled, e la sua conseguente incarcerazione, scatenano immediatamente reazioni da parte dei compagni: numerose sono le iniziative e la solidarietà per il suo rilascio, tanto che, di fronte alle crescenti pressioni delle campagne in favore della sua liberazione, Khaled viene spostato nel carcere di Benevento.
Ma Khaled non è un comune prigioniero: è un rivoluzionario che lotta per la liberazione della propria terra. Nel carcere di Benevento viene rinchiuso in un’ala speciale in regime di Elevato Indice di Vigilanza, una sezione dedicata a prigionieri accusati di “terrorismo” islamico, ossia a prigionieri di guerra. Quella guerra imperialista che il nostro governo assieme a Ue, Usa e Israele conduce contro i popoli arabi-mussulmani. Le condizioni di vita in questa sezione sono al limite dell’immaginabile: le finestre sono ridotte a piccoli spiragli sigillati che non fanno filtrare la luce e impediscono l’osservazione dell’esterno, il cortile in cui passeggiare durante l’ora d’aria è coperto da una rete di ferro, i colloqui e i contatti con il mondo esterno sono assolutamente proibiti e, infine, l’iter burocratico per l’assistenza sanitaria rende quasi impossibile ricevere cure.
In queste condizioni la salute fisica e mentale di Khaled peggiora fino alla sua morte, avvenuta a 79 anni nel 2009: morto in carcere, solo e senza cure mediche, per punire e condannare a morte un fiero e coerente combattente della lunga lotta di liberazione del popolo palestinese.
A sei anni dalla sua morte, ricordiamo Khaled Hussein e i migliaia di prigionieri come lui che, ancora oggi, vengono ingiustamente rinchiusi in reparti speciali, isolati, disumanizzati e ridotti al silenzio e alla censura.

La memoria non si cancella! La solidarietà è un’arma!
Uniti nelle lotte!

Assemblea della mensa Marzolo Occupata

Pubblichiamo anche il link della diretta telefonica fatta con la trasmissione Tamburi Rossi su Radiazione.info giovedì 25 giugno 2015 per il sesto anniversario della morte di Khaled Hussein.

Ascolta l’intervista

 

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