Report dell’iniziativa sui prigionieri palestinesi all’ambasciata dell’Anp

ahmadsPubblichiamo di seguito il resoconto scritto dal Fronte Palestina dell’iniziativa che si è tenuta il 5 novembre presso la rappresentanza diplomatica dell’Autorità Nazionale Palestinese a Roma in omaggio ai prigionieri palestinesi nella mani dell’entità sionista.

Il 5 novembre si è tenuta presso la rappresentanza diplomatica dell’Autorità Nazionale Palestinese a Roma un’iniziativa in omaggio ai prigionieri palestinesi nella mani dell’entità sionista, in particolar modo il Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Ahmed Sa’dat) e il dirigente di al-Fatah Marwan Barghouti. In presidenza, accanto alla ambasciatrice dell’ANP (Mai Alkaila), c’erano un rappresentante dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP), il presidente dell’Associazione Amici dei Prigionieri Palestinesi e Luisa Morgantini (già Vice Presidente del Parlamento Europeo e AssoPacePalestina).

L’iniziativa, già meritoria per il fatto di aver acceso i riflettori sulla problematica dei prigionieri palestinesi del colonialismo sionista, lo era anche perchè, cosa più unica che rara, era stata organizzata dalla rapprentanza italiana dell’ANP, nella sua stessa sede.

Purtroppo in relazione all’aspetto più interessante e innovativo dell’iniziativa, l’arresto e la detenzione del SG del FPLP, sono emerse dapprima contraddizioni negli interventi iniziali, divenute poi affermazioni distorcenti la verità. Infatti nell’introduzione dall’ambasciatrice, non una parola sulle responsabilità dell’ANP sull’arresto e la detenzione del militante della sinistra rivoluzionaria palestinese, poi frettolosamente, ma precisamente, ricostruita dal rappresentante dell’UDAP, solo accennata dal presidente della AAPP e assolutamente ignorata dalla Morgantini, che ha accuratamente evitato di nominarlo, sebbene si fosse “presa” il doppio del tempo dei suoi predecessori, tra una stucchevole battuta sul suo compleanno e l’altra.

Finito il suo intervento l’ambasciatrice ringraziava e provava a chiudere, mentre la sala chiedeva spazio per qualche domanda, quindi concesso. Un compagno del Fronte Palestina (FP) ha colto l’occasione per encomiare l’iniziativa, intesa come parziale riconoscimento per il gravissimo errore dell’arresto da parte dell’ANP il 15 gennaio del 2002 di Amhmed Sa’adat e della sua mancata scarcerazione, nonostante fosse stata ordinata dall’Alta Corte di Giustizia palestinese. Dopo una breve ricostruzione dei fatti e contestualizzazione dell’attuale situazione politico-militare in Palestina, è stato domandato alla rappresentante diplomatica, se invece che limitarsi alle celebrazioni, come concreto supporto ai prigionieri palestinesi, non fosse più utile procedere alla denuncia delle famigerate collaborazioni di sicurezza tra ANP e i servizi segreti sionisti (e occidentali).

La risposta, molto articolata ma a tratti fumosa, in sintesi fissava due sue “verità”, sia sul caso Sa’dat che sulle collaborazioni securitarie. Al netto della traduzione dall’arabo all’italiano, ma confermate dall’annuire e dai cenni di approvazione di tutti i presenti in presidenza, UDAP compresa.

Ignorando in assoluto il giudizio del fondatore del FPLP Geoges Habash, che all’indomani dell’arresto di Sa’dat dichiarò “Ieri mi sono sorpreso per l’arresto del compagno Ahmad Sa’dat, (SG del FPLP): l’arresto è stato effettuato dalle forze di sicurezza palestinesi, su ordine diretto del presidente Yasser Arafat, mentre Sa’dat stava tenendo un incontro con un ufficiale nell’Ufficio di Pubblica Sicurezza nella città di Ramallah, dietro richiesta dell’Ufficio stesso. Questo avvenimento riflette una politica sconsiderata, il disdegno per i sentimenti della gente e il disprezzo per il ruolo delle forze patriottiche ed islamiche che stanno conducendo l’intifada e continuano la resistenza all’occupazione razzistica sionista con coraggio ed eroismo senza eguali.Il fatto che l’Autorità Palestinese sia ricorsa ad una politica di trappole, inganni e altre pratiche inaccettabili per arrestare il militante Ahmad Saadat, sotto la pressione della leadership israeliana di Sharon – Eliazar – Mufaz, dimostra solo accondiscendenza con i piani del nemico sionista e con i suoi sforzi per distruggere le basi e le fondamenta dell’unità nazionale palestinese”, l’ambasciatrice dell’ANP ha testualmente affermato che non si trattò di arresto, bensì di “ospitalità e protezione” di un dirigente palestinese da parte dell’ANP, così come, secondo lei, riconosciuto dallo stesso FPLP – soprassiedendo che questo, invece lo dichiara un “rapimento” da parte dell’ANP, come, ad esempio, nel comunicato ufficale in occasione del 10°anniversario. Il rappresentante dell’UDAP, al suo lato, inopinatamente annuiva alle sue affermazioni. Da non credere alle proprie orecchie, anche tenuto conto che, per sua stessa ammissione, l’ambasciatrice è stata detenuta nelle carceri sioniste ed ha familiarità con Ahmed Sa’dat (e Marwan Barghouti). Una “protezione” ed un compromesso, ha spiegato, con i servizi segreti imperialisti e sionisti, che solo per l’inaffidabilità di questi ultimi, sfociò nella cattura e trasferimento di Sa’dat dalla prigione palestinese di Gerico in quelle israeliane…

Altrettanto irricevibile è stata la seconda “verità” dell’ambasciatrice, circa le collaborazioni di sicurezza tra ANP-Israele che, sempre secondo lei, lungi dall’essere delle collaborazioni in chiave repressivo-poliziesca della Resistenza antisionista, sono da considerarsi dei semplici accordi di coordinamento logistico-umanitari. Che perlopiù servono a far muovere le persone all’interno dei “territori occupati” -…- e a far arrivare medicine ai bambini palestinesi. Riconoscendo solo che, in effetti, i termini “collaborazioni di sicurezza”, erano infelici e potevano trarre in inganno i “meno” informati. Concludendo tra gli applausi di una nutrita claque presente in platea e degli esponenti seduti al tavolo della presidenza.

Dopodiché la signora Morgantini, non interpellata, col solito spadroneggiare eurocentrico, si è presa la parola per bacchettare l’autore della “irrispettosa” domanda, biasimando il fatto “che non si possono fare critiche se si ignorano gli avvenimenti…”, dilungandosi poi in una lezioncina su quale deve essere il compito degli “italiani” rispetto alla Palestina. Infastidita e innervosita, ha “conquistato” definitivamente il centro della scena, rispondendo alle domande successive, sostituendosi all’ambasciatrice. A quel punto la sala ha iniziato a svuotarsi, in un cupio dissolvi.

L’ennesima dimostrazione di come l’avversario tenti e sia abile, nel voler marciare alla nostra testa, sulle nostre battaglie. Non permettiamolo!

Fronte Palestina
www.frontepalestina.it

 

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