Udienza 28 aprile 2014 del processone No Tav

notavUdienza 28 aprile 2014 del processone No Tav
(fonte tg Maddalena)

E’ continuato l’ascolto dei “testi della difesa”, in gran parte gente della valle che racconta quel che è accaduto alla Maddalena (Chiomonte), attorno al “sito archeologico”, scelto come luogo di insediamento del cantiere per scavare un tunnel geognostico” … e dove insediare le truppe comandate a imporlo. Il racconto di tutt* inizia dalla fiaccolata della sera del 26 giugno (2011), dalla notte in cui almeno 500 persone si sono fermate a dormire nel campeggio della “Libera Repubblica della Maddalena”, perché “era nell’aria che ci sarebbe stato il tentativo di sgombero, l’irruzione delle forze di polizia”. Raccontano quel che è accaduto, in particolare, a cominciare dall’alba del 27 giugno fino alla giornata del 3 luglio.

Il primo teste ascoltato, artigiano ora pensionato abitante a Giaveno, narra dell’arrivo dei blindati di polizia e carabinieri, preceduti da una pinza meccanica montata su un enorme escavatore, che “ha cominciato a distruggere la barricata Stalingrado… c’era tanta gente…”, costruita ad uno degli ingressi nel campeggio della “Libera repubblica della Maddalena”. Ricorda di qualche manifestante che con l’estintore spruzzava schiuma sulla cabina della pinza per impedire al manovratore di adoperarla…poi racconta di un manifestante corso davanti alla pinza per fermarla: “ma è stato allontanato brutamente”. Quando l’abbattimento della barricata era quasi ultimato anche lui come tutt* ha raggiunto il piazzale della Maddalena: lì si sentiva sicuro, c’erano avvocati, sindaci, “quel terreno lo avevamo pagato non potevano farci nulla”…e invece, “sono iniziati ad arrivare gas mutageni altamente cancerogeni erroneamente chiamati lacrimogeni, arrivavano dall’alto, dal basso, da tutte le parti, cadevano a grappolo… continuavano a sparare (lo ripete tre volte)… anche nei boschiho sentito questa puzza e hanno cominciato a bruciarmi gli occhi e la gola e ho iniziato a respirare in modo affannoso e sono andato verso la montagna”…

Racconta di essere  andato in valle anche il 3 luglio “per ribadire l’ennesima opposizione a quest’opera, per protestare contro l’uso della forza nella giornata del 27 giugno, eravamo tante migliaia, veramente tanti, secondo me 50, 60 mila persone.”…

Un’altra teste, Tiziana di Torino, presente alla Maddalena il 27 giugno aggiunge, rispetto all’atteggiamento da tenere nei confronti delle “forze dell’ordine”: “avevamo concordato di sederci per terra, ma non c’è stato il tempo, siamo stati investiti da questi gas lacrimogeni molto tossici… non sono riuscita ad aiutare nessuno, ero traumatizzata, temevo per la mia vita… avevo una tenda a fianco a altre, l’hanno distrutta.”

Alla pm che le chiede perché la notte del 26 giugno si è fermata a dormire al campeggio della Maddalena, Tiziana risponde: “l’intenzione era di presidiare il luogo con resistenza passiva… non c’erano persone travisate… niente maschere antigas… qualche baschetto…si proteggevano con i foulard i fazzoletti…sul piazzale non c’erano barriere, ma striscioni come “Restiamo umani”, “Padroni a casa nostra”, “La paura qui non è di casa”…

Poi è la volta di Luca (Abbà) coltivatore diretto abitante a Cels, borgata vicina a Chiomonte che precisa: “si stava lì (piazzale della Maddalena)…  “con la legittimazione popolare costruita con un mese di iniziative con abitanti dei paesi vicini… il presidio era per prevenire tante cose che oggi si stanno avverando, funzionale a creare un ostacolo popolare, una lotta legittima di tante persone … l’intenzione, diffusa nelle assemblee preparatorie era di difendere la terra con la resistenza pacifica  e passiva, con i propri corpi in modo da essere portati via coattamente e imporre alla controparte delle forzature, far sì che la polizia dovesse intervenire per dimostrare al mondo intero che quest’opera era una forzatura e che si portava un carico di violenze e di soprusi…

(all’alba del 27 giugno) stavamo lì per chiudere il passaggio alle forze dell’ordine… questa fase è durata qualche minuto… con l’escavatore (pinza meccanica) hanno cominciato a tirare il cancello, poi hanno iniziato a sparare i lacrimogeni ad altezza d’uomo…si riempivano secchi, catini, bacinelle d’acqua per spegnerli…c’erano alcune barricate, altri ostacoli precedentemente costruiti perché stavano nello scopo della giornata, quello della resistenza passiva, di rendere difficile il lavoro dei mazzi di polizia…ma da un certo punto le forze mancavano perché era difficile respirare…ho visto arrivare la polizia sul piazzale… ha iniziato a caricare…c’era chi vomitava, chi era stanco, c’era panico totale, una disperazione diffusa… una nebbia di fumo tossico e pesante, persone che scappavano in varie direzioni… una ritirata molto disordinata…

Luca spiega alla pm Pedrotta, che glielo chiede: “resistenza passiva significa provare a stare in un posto, seduti, incatenandosi con le braccia, facendosi portare via di peso, non è stato possibile porla in essere in questi termini perché l’uso massiccio dei lacrimogeni impediva alle persone di stare lì”… e le spiega anche che:

“la libera repubblica è stata uno sfoggio di creatività. C’era chi cucinava e chi costruiva cancelli, bandiere, si sono fatte molte cose, anche prepararsi a resistere in maniera fantasiosa, creativa e anche per difendere l’incolumità personale, i cassetti bianchi, le barriere mobili di plexiglas”…

e rispetto al lancio di sassi precisa che “…lì è stracolmo di pietre, se uno ha bisogno si china e raccoglie una pietra, è anche la prima cosa che viene facile fare nel momento in cui c’è una reazione istintiva… ma nelle più volte in quei giorni nelle assemblee era stata data l’indicazione che non dovevano esserci lanci di pietre, quindi di non raccoglierle, ammucchiarle”…

Nel rispondere ad un avvocato Luca chiarisce il punto della “proprietà”: “l’appezzamento di mia proprietà è in parte nell’area espropriata ed espropriabile del cantiere una fettina è rimasta fuori dall’area espropriata, peccato che però per me in questo momento è inaccessibile, è recintato all’interno dell’area di cantiere, militarizzata…dal 27 febbraio 2012 (giorno in cui Luca si arrampica su un traliccio della corrente elettrica e viene scaraventato a terra da una scarica elettrica…) , quando ci fu il mio incidente l’hanno occupato, non è più nella mia disponibilità…

E’ poi la volta di Emanuele. Ai racconti precedenti aggiunge che l’ingresso dei carabinieri nel piazzale, dopo l’abbattimento delle barricate, è stato accolto, dal gruppo di manifestanti in cui si trovava, con le mani alzate, alle quali loro, “per respingerci” hanno risposto con scudate, calci negli stinchi, manganellate “ci hanno identificati e lasciato prendere le nostre cose… la tenda l’ho lasciata lì perché era danneggiata con escrementi ed altro… altre tende erano state tagliate…”.

Vengono successivamente ascoltate sul 27 giugno Gabriella, Annamaria, Emanuela, Elisabetta, infermiera attiva nel pronto soccorso sul piazzale e Ilaria invece manganellata alla testa curata proprio lì; Katia colpita da un lacrimogeno sui piedi, investita dal fumo, caduta a terra, soccorsa, scappata nei boschi con altr* manifestanti, inseguita dai lacrimogeni…

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