UNO ZOCCOLO TRA GLI INGRANAGGI

unnamedUNO ZOCCOLO TRA GLI INGRANAGGI

La mattina del 9 dicembre è stata eseguita l’ennesima operazione repressiva a danno del movimento di lotta contro il Tav. 

A finire in galera con l’accusa di terrorismo sono questa volta Chiara, Mattia, Nico e Claudio, compagni che sempre abbiamo avuto al nostro fianco e di cui rivendichiamo l’immediata scarcerazione. Così come rivendichiamo, insieme al movimento No Tav, l’utilità di pratiche come quella di cui sono accusati: Il danneggiamento di alcuni mezzi del cantiere di Chiomonte in Val di Susa, il sabotaggio della macchina del Tav. 

Un’azione efficace, quella portata a termine da un gruppo di persone nella notte tra il 13 e il 14 maggio scorso, che generosamente hanno messo a rischio le loro vite per dare il proprio apporto ad una lotta che scalda i cuori di molti. Un’azione tesa a “mettere i bastoni tra le ruote”, un sabot  tra gli ingranaggi, al progetto di devastazione e saccheggio operato dallo stato italiano nei confronti della comunità valsusina, e non solo.

Non solo, perché come ha capito bene anche chi è al Potere, la determinazione, l’audacia e l’intelligenza di anni e anni di lotta sviluppatasi in quella valle rappresentano un simbolo. Per entrambe le parti della barricata.

La lotta No Tav ha contribuito a diffondere una visione del mondo altra da quella fondata sulla rassegnazione e la delega della risoluzione dei problemi. Lì in molti hanno imparato, e dato lezione, di cosa significhi non abbassare la testa. Il superamento della dicotomia legale/illegale, l’ostilità nei confronti di polizia e media di regime, la sfiducia nell’operato della magistratura, l’assunzione di pratiche di azione diretta, la partecipazione orizzontale, la condivisione nella lotta, l’autogestione, la fiducia nelle proprie potenzialità, la solidarietà verso chi viene colpito e/o arrestato… sono tutte cose che fanno tremare il terreno sotto ai piedi dei tutori di questo ordine sociale mortifero.

Hanno chiamato terrorismo un’azione di resistenza attiva contro la tracotanza, di chi, spudorato, sta facendo i propri interessi a scapito di una popolazione intera, violentata nella terra e nell’anima. Hanno chiamato terrorismo un’azione contro l’arroganza di tutti quei miserabili (lobby politiche, economiche e finanziarie) che traendo profitto dall'”affare TAV”, ed essendo abituati a farsi strada tramite l’esercizio della violenza e della menzogna, non sentono altra voce che non quella della dimostrazione di forza. Hanno chiamato terrorismo un’azione che è una tra tante azioni del genere, perché altre ce ne sono state. Hanno chiamato terrorismo un’azione che, mirando al cantiere, ha fatto centro nei cuori di tutte e tutti quelli che hanno impresse nella mente molte immagini che chiamano vendetta: la montagna disboscata, recintata da filo spinato, cementificata e militarizzata. Le barricate, le manifestazioni per riprendersela. L’acqua gelata degli idranti e il fumo acre dei CS… sparati ad altezza-uomo. Un compagno che quasi ci lascia la pelle rincorso da un poliziotto sù per un traliccio durante gli espropri delle terre. L’assenza incolmabile di Baleno. E poi di Sole. Il racconto delle botte. Gli occhi lucidi e fieri di una donna finita nelle mani di quei porci… Chiamiamo terroristi gli Stati e i loro servitori. Chiamiamo compagne/i quelle/i che percorrono i numerosi sentieri in direzione della libertà e con coraggio si battono per una vita piena e degna di essere definita tale. Chiamiamo compagni Mattia, Nico, Claudio e Chiara ai quali va la nostra solidarietà, incondizionata, e il nostro amore. Liberi subito!

Le Compagne e i Compagni 

Roma, 11 novembre 2013

 

 

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