Ieri, venerdì 22 novembre, si sarebbe dovuta tenere un’iniziativa nell’aula studio Galilei con il compagno belga-turco Bahar Kimyongur sulla situazione in Medio Oriente e, nello specifico, sul ruolo della Turchia del fascista Erdogan.
Abbiamo deciso di mantenere l’iniziativa con l’obiettivo di costruire e rilanciare la solidarietà nei confronti del compagno, che ricordiamo essere stato arrestato appena arrivato in Italia giovedì 21 novembre ed è attualmente detenuto nel carcere di Bergamo.
L’Università di Padova, da sempre ligia ai diktat di questori e prefetti, ha pensato bene di chiudere dalla mattina l’aula studio, motivando la scelta con “urgenti attività di manutenzione”. Se da un lato è palese il tentativo di fermare l’espressione della solidarietà, dall’altro è da sottolineare l’indifferenza nei confronti del bisogno degli studenti di aver accesso a luoghi in cui poter studiare; luoghi che di per sé già scarseggiano a Padova.
Se l’obiettivo era metterci sotto silenzio si sono sbagliati di grosso: dopo esserci recati di fronte l’aula studio, dove cinque compagni sono stati prontamente identificati dalla polizia, una trentina di persone, tra compagni e solidali, si è riversata sotto la Prefettura di Padova organizzando un presidio con numerosi slogan e interventi, aprendo uno striscione che recitava la frase “LO STATO ITALIANO SEQUESTRA GLI OPPOSITORI AL FASCISMO TURCO-LIBERTA’ PER BAHAR!”. Successivamente si sono percorse in corteo alcune vie del centro storico continuando a denunciare il sequestro del compagno, il tentativo di fermare l’iniziativa e rilanciando la solidarietà e la lotta antimperialista.
Nessuna repressione riuscirà a imbavagliare la solidarietà internazionalista! Rilanciamo la mobilitazione per ottenere la liberazione immediata del compagno Bahar.
Padova, 23-11-2013
Collettivo Politico Gramigna
link diretta dal presidio:
http://www.radiazione.info/2013/11/intervista-dal-presidio-a-padova-in-solidarieta-al-compagno-bahar/