SOSTEGNO ALLE LOTTE DEI PRIGIONIERI PALESTINESI
Dal 7 luglio, per 55 giorni, i palestinesi hanno subito una nuova aggressione genocida alla quale hanno risposto con una forte unità tra tutte le componenti della Resistenza, riuscendo a conquistare un nuovo rapporto di forza con l’occupante. Da Gaza alla Cisgiordania, fino ai Territori del ’48, il popolo palestinese e la sua Resistenza hanno saputo rispondere con eroica determinazione. Però parallelamente ai bombardamenti l’occupante sionista ha avviato una campagna repressiva durissima, specialmente in Cisgiordania, che ha fatto lievitare in poche settimane il numero dei prigionieri e delle prigioniere palestinesi da 5000 a 7000, centinaia dei quali in regime di “detenzione amministrativa”.
All’indomani della “tregua”, la campagna repressiva sionista è addirittura aumentata, basti pensare che solo nel mese di agosto sono stati 427 i palestinesi arrestati e gli arresti si susseguono di giorno in giorno, colpendo in particolare i membri del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (Fplp). I prigionieri e le prigioniere sono regolarmente sottoposti a tortura, come ha dimostrato la recente morte del prigioniero politico Read Al-Jabari nel carcere di Eshel, le visite dei familiari e degli avvocati vengono proibite o fortemente limitate, non c’è assistenza medica.
Tutto ciò viene portato avanti con la complicità dell’Autorità Nazionale Palestinese che, dietro al cosiddetto “coordinamento sulla sicurezza”, emette ordini per arrestare i membri della Resistenza e consegnarli nelle mani dei sionisti, dimostrando ancora una volta la sua connivenza con il regime di occupazione, un tradimento vero e proprio.
Nonostante le condizioni e il livello repressivo, negli anni i prigionieri hanno saputo trasformare le galere in un altro fronte unitario di lotta, sebbene appartenenti a diverse organizzazioni politiche. Ne è un esempio lo sciopero della fame unitario lanciato il 24 aprile contro la detenzione amministrativa. Ne sono un esempio le mobilitazioni attualmente in corso contro la “doppia punizione” che viene inflitta dall’amministrazione carceraria sionista ai prigionieri appartenenti ai maggiori gruppi della Resistenza. Il tentativo dei carcerieri è quello da un lato di attaccare le conquiste acquisite dai prigionieri attraverso la lotta e dall’altro di dividerli differenziandone il trattamento. Infatti contro alcuni viene portato avanti un trattamento ulteriormente vessatorio che si concretizza nel divieto di avere visite, nell’impedire l’accesso alla mensa, nella privazione dell’ora d’aria, nel sequestro di tutti i dispositivi elettronici e nella proibizione della maggior parte dei canali televisivi.
Storicamente i martiri ed i prigionieri rappresentano il seme di ogni rivoluzione, di ogni lotta di liberazione. Infatti la loro libertà rappresenta uno dei punti cardine su cui le forze della Resistenza si uniscono. Il dovere di tutte e tutti deve essere quindi quello di sostenerli, senza esitazioni. Privati della loro libertà mettono a disposizione i loro corpi per continuare la lotta; noi possiamo e dobbiamo mettere a disposizione la nostra solidarietà per sostenerli.
Il Fronte Palestina esorta ogni singolo, ogni realtà collettiva o organizzazione a contribuire alla campagna in solidarietà ai prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri sioniste e in quelle dell’ANP, rilanciando momenti di controinformazione, di dibattito e di appoggio politico e promuovendo una grande raccolta fondi da destinare alle associazioni PDWSA – Palestinian Developmental Women’ Studies Association con sede a Gaza (http://www.pdwsa.ps/pdwsa/index.php?page=29), che si occupa in particolare della difesa delle donne prigioniere, e l’associazione Addameer , NGO che si occupa di difesa legale dei prigionieri e della denuncia delle loro condizioni disumani con sede a Ramallah (http://www.addameer.org/etemplate.php?id=12).
Riteniamo infine importante legare la solidarietà ai prigionieri palestinesi a quella verso il compagno libanese Georges Ibrahim Abdallah, che si trova da trent’anni prigioniero nelle carceri francesi, combattente contro l’invasione sionista nel Sud del Libano a cavallo tra gli anni settanta e ottanta e membro del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, rimane di fatto un ostaggio politico in quell’Europa che si dipinge come “patria dei diritti umani”, nonostante abbia scontato in carcere più del doppio degli anni che gli consentirebbero, secondo la legge francese, di essere rilasciato.
La solidarietà che intendiamo portare avanti verso i prigionieri palestinesi e verso George Ibrahim Abdallah non è pietista, umanitaria, non invoca clemenza dal nemico, ma è politica e di classe: siamo dalla parte del popolo palestinese e di tutti i popoli che resistono all’imperialismo perchè la loro barricata, fuori e dentro le galere, è la nostra, quella della lotta internazionale degli sfruttati e degli oppressi contro un sistema che porta l’umanità verso la barbarie.
3 Ottobre 2014
Per contribuire alla campagna si possono effettuare versamenti tramite bonifico bancario al c/c
Banca: BANCA POPOLARE DI NOVARA
IBAN: IT04N0503401602000000002857
Per organizzare iniziative di promozione della campagna, per adesioni o per informazioni scrivere a:
www.frontepalestina.it – frontepalestina@autistici.org