Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’assemblea della Marzolo Occupata sui fatti avvenuti durante lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre a Padova.
Venerdì 12 dicembre 2014 a Padova, nel giorno del 45° anniversario della strage fascista di Piazza Fontana, abbiamo assistito alla prepotenza di polizia, burocrazia sindacale e amministrazione comunale. Alle nove di mattina un gruppo di studenti medi e universitari, lavoratori, disoccupati, immigrati e occupanti del Comitato di lotta per la casa è partito in corteo dalla mensa Marzolo Occupata, portando uno striscione che recitava:” FABBRICHE, SCUOLE E CASE OCCUPATE. SE UNIAMO LE LOTTE AVANZA LA RIVOLUZIONE”. L’intento principale era quello di unirsi attraverso uno spezzone autonomo, allo sciopero generale indetto dalla CGIL e sostenere le lotte di chi difende il posto di lavoro, di chi si batte per il diritto allo studio e di chi si mette in prima persona per garantirsi una casa in cui abitare. Nel raggiungere il concentramento è stato colpito con lancio di vernice e uova un comando della polizia municipale, responsabile, assieme alla giunta leghista Bitonci, di aggressioni, arresti e rastrellamenti contro immigrati, rom e mendicanti.
Arrivati in stazione dei treni abbiamo da subito trovato ad aspettarci un gruppo di carabinieri in assetto antisommossa schierati assieme ad un servizio d’ordine CGIL a separare il nostro spezzone dal resto del corteo, a cui in pochi minuti si sono aggiunte le camionette della celere. Veniamo così a sapere che la richiesta di mantenerci fuori dal corteo arriva direttamente dai vertici della CGIL. Mentre riceviamo la solidarietà di alcuni lavoratori, alcuni caporioni del sindacato motivano la loro opposizione alla nostra presenza col fatto che prima avremmo dovuto rifiutare ogni forma di violenza e condividere con loro i nostri contenuti e i volantini. Rispondiamo che noi invitiamo all’unità nella lotta e alla resistenza, domandando se sono parole d’ordine condivise anche da loro ma, prevedibilmente, non riceviamo risposta. Ma di che violenza parliamo?
Noi diciamo che violenti sono coloro che massacrano gli operai in sciopero, che manganellano una donna incinta mentre difende la propria casa facendole perdere il bimbo, o che tengono cinquanta profughi, tra cui donne e bambini, per oltre dieci ore al freddo senza mangiare com’è avvenuto l’11 dicembre all’interno della questura di Padova. Violento è chi impone politiche di lacrime e sangue ai giovani precari, ai lavoratori, ai pensionati…violento è chi finanzia e le guerre in giro per il mondo…violento è chi arma i fascisti e chi ha messo le bombe nelle piazze!
Impossibilitati ad aggregarci al corteo, abbiamo deciso di procedere con un percorso alternativo. Il corteo è stato blindato durante tutto il percorso, col chiaro tentativo di isolarlo e impedire qualsiasi forma di comunicazione con la cittadinanza, tentativo non sempre riuscito grazie ai volantinaggi e agli interventi dei compagni/e su quanto stava accadendo.
Successivamente, abbiamo appreso che durante il comizio finale della CGIL in Piazza Garibaldi è stata negata all’Associazione Studenti Universitari la possibilità di effettuare un intervento e impedito ad un altro gruppo di ragazzi di mettere in atto un flash mob.
Lo spirito che ci ha mossi a scendere in piazza il 12 dicembre e partecipare con un nostro contributo allo sciopero generale voleva ribadire la nostra ferma opposizione all’attuazione del Job’s Act, alla riforma della scuola, all’infame articolo 5 del piano casa che sta dando guerra alle occupazioni a scopo abitativo e allo smantellamento dello stato sociale. Questi ultimi sono soltanto gli estremi esempi di come la crisi dei padroni ci stia spogliando di ogni diritto conquistato con la lotta, da chi prima di noi si è battuto duramente per ottenere delle conquiste. Vittorie che colpo su colpo vorrebbero strapparci, e che noi ci ostiniamo a difendere a tutti i costi con la lotta. In quest’ultimo periodo il clima di fermento attraversa tutta l’Italia e si estende in maniera determinata, anche oltre i confini nazionali. Le mobilitazioni che esplodono giorno dopo giorno aumentano a dismisura e coinvolgono sempre più settori sociali colpiti dalla crisi del capitalismo che si sta facendo sentire con attacchi in primis ai lavoratori, agli studenti, ai proletari italiani e immigrati senza distinzione.
Tutti questi ci sembrano dei validi motivi per protestare e portare avanti l’idea che solo unendosi e organizzandosi nella lotta è possibile trasformare la realtà per porre fine a questo stato di cose basato su sfruttamento, oppressione e guerra.
Con questo intento abbiamo deciso di manifestare il 12 dicembre, ma come risposta abbiamo ottenuto soltanto repressione. Il trattamento riservatoci è un esempio sul piano locale di come i sindacati riformisti non tollerino nessuna voce all’infuori della propria, mirando a separare le lotte, più che unirle. La CGIL, costretta a chiamare questo sciopero generale per contenere la rabbia dei proletari, dimostra ancora una volta di usare come unici strumenti la concertazione e gli accordi col governo e padroni con l’unico interesse di mantenere entro i confini della compatibilità istituzionale le rivendicazioni dei lavoratori e di riguadagnare un ruolo nella contrattazione nazionale. Per questo ha paura di perdere credibilità di fronte a chi, con la lotta, cerca di dare risposte reali in un’ottica rivoluzionaria.
Lo stesso trattamento di repressione che ci è stato riservato nel nostro piccolo a Padova, è applicato anche a tutti coloro che manifestano il proprio dissenso senza scendere a compromessi con le istituzioni, che siano governi, partiti o sindacati.
È stata usata la vecchia scusa della violenza per allontanare i “cattivi”, i compagni e le realtà che lottano, dalla classe lavoratrice, depotenziando lo sciopero generale e dividendo così il fronte di lotta contro il governo Renzi. Una pratica diffusa in ogni mobilitazione di massa, fino all’interno delle fabbriche con gli allontanamenti delle avanguardie operaie nei cosiddetti reparti confino. Ancora una volta la burocrazia CGIL ha dimostrato chiaramente da che parte si schiera.
A chi ci vuole divisi e isolati, rispondiamo uniti e organizzati nella lotta!
Le compagne e i compagni della Marzolo Occupata – Padova