19 giugno 1986 – Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero – Solidarietà ai prigionieri palestinesi in sciopero della fame!
Il 18 giugno 1986 oltre 300 prigionieri del Partito Comunista del Perù e dell’Esercito Popolare di Liberazione detenuti nelle carceri di El Fronton, Lurigancho, El Callao scendono in lotta per chiedere migliori condizioni di vita e presentano una piattaforma con le loro rivendicazioni. All’interno delle carceri si compiono veri e propri massacri. Questo fa parte del piano di sterminio dei rivoluzionari prigionieri, condotto governo dopo governo con “continuità”, anche con la vittoria “socialista” di Alan Garcia. Parallelamente all’esterno nelle campagne interi villaggi vengono distrutti, con l’annientamento dei contadini, col fine pretestuoso di isolare i guerriglieri dalle masse contadine.
Il 19 giugno l’esercito, la marina di guerra, la forza aerea, le forze di polizia, sotto un commando congiunto, attaccano le carceri in rivolta seminando morte. I prigionieri si battono eroicamente dando un esempio di forza ed eroismo che resterà per sempre nella storia del movimento comunista. Dal quel giorno il 19 giugno è ricordato nella memoria come Giornata dell’Eroismo e rimarrà per sempre un esempio di lotta senza riserve per la rivoluzione proletaria e non come momento di commemorazione e commiserazione per un brutale atto di repressione.
19 Giugno 2014 – solidarietà ai prigionieri palestinesi in sciopero della fame
In questa giornata ci stringiamo al fianco di tutti i compagni e le compagne che sono detenuti nelle galere, con riguardo particolare verso la situazione dei prigionieri palestinesi. Il 24 aprile scorso 125 detenuti, di cui 90 in detenzione amministrativa, hanno dato inizio a uno sciopero della fame per porre fine a questa forma di carcerazione che non prevede la formulazione di un reato specifico e ha tempi illimitati. Lo sciopero, tuttora in corso, è diventato il più lungo sciopero collettivo della storia della Resistenza palestinese dal 1967. Attualmente diverse decine dei detenuti in sciopero sono ricoverati in ospedale a causa delle gravi condizioni di salute. Israele, come ha già fatto in altri casi (Samer Issawi), sta praticando l’alimentazione forzata dei detenuti e sta discutendo in Parlamento affinché questo barbaro sistema diventi una vera e propria legge.
Il popolo palestinese appoggia con manifestazioni e altre azioni le proteste dei suoi prigionieri. Ma la repressione continua: l’esercito israeliano il 15 maggio scorso ha ucciso due ragazzi durante un sit-in davanti al carcere di Ofer e, in risposta alla scomparsa lo scorso 12 giugno di tre giovani coloni presso Hebron, l’esercito israeliano ha subito addossato la responsabilità ad Hamas, arrestando per rappresaglia centinaia di palestinesi in tutta la Cisgiordania (tra cui alcuni parlamentari di Hamas), tra cui 51 che furono liberati nello scambio di prigionieri del 2011, e uccidendo un ventenne nel campo profughi di Jalazon.
Il segretario generale del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, Ahmad Sadat, detenuto anch’esso dal 2006 nelle prigioni sioniste, ha lanciato un appello a sostenere la lotta dei prigionieri palestinesi, a preoccuparsi per le loro condizioni di salute e mettere in pratica urgenti forme di solidarietà e appoggio alla resistenza dei prigionieri e in generale alla causa del popolo palestinese. Anche in varie città del mondo e in Italia in questi giorni ci sono presidi e manifestazioni di solidarietà.
Solidarietà a tutti i detenuti in lotta!
Migliaia in tutto il mondo sono i detenuti che devono pagare il prezzo di aver scelto di lottare con la privazione della libertà, come anche nel nostro “democratico” paese, in cui sono diversi i rivoluzionari ancora rinchiusi nelle carcere per aver provato a porsi sul terreno della lotta rivoluzionaria. Rinchiusi in sezioni di Alta Sicurezza e in carceri lontane chilometri dai propri affetti. Ma non solo, perché negli ultimi mesi le carceri si sono riempite di compagni che si mobilitano in difesa del territorio, contro grandi opere utili solo agli interessi del capitalismo, in difesa del posto di lavoro, in difesa del diritto di poter avere una casa, per non parlare di proletari, immigrati e giovani che entrano nelle carceri a causa della crisi intrinseca al sistema economico capitalista.
Ci stringiamo al fianco di chi, nonostante tutto questo, ha ancora la forza, il coraggio e la determinazione di continuare a lottare, anche nella condizione di prigioniero.
Per tale ragione rilanciamo la solidarietà nei confronti del detenuto Davide Delogu, in isolamento punitivo da mesi perché colpevole di continuare a lottare e a denunciare le barbare condizioni di detenzione. Come lui ce ne sono molti altri, a loro va tutta la nostra solidarietà.
La lotta contro il sistema carcerario è e deve essere parte integrante della lotta più generale contro questo sistema economico, politico, sociale che produce sfruttamento e guerra! La resistenza dei detenuti è per noi linfa vitale nel proseguire anche all’esterno su questa via, tortuosa e difficile, ma come la storia insegna, l’unica che può portare a rompere le catene della schiavitù!
Solidarietà ai rivoluzionari prigionieri e a tutti i detenuti in lotta!
Solidarietà alla resistenza dei prigionieri palestinesi!
Scatenati – trasmissione radio