Sempre più abbiamo visto come tutte le cosiddette emergenze (‘criminalità’, catastrofi naturali, maltempo e sopratutto nel caso di popolazioni in lotta) tendono ad essere gestite dallo stato con il dispiegamento dell’esercito, che oggi campeggia davanti alle stazioni, davanti ai Cie, a presidiare i cantieri dell’alta velocità…Chi liquidò la cosa come una sparata propagandistica dell’allora governo Berlusconi, il primo a prevedere tale dispiegamento di forze, si sbagliò di grosso, perchè la presenza rimase stabile. Ed infatti essa rispondeva a criteri strategici già previsti dalla Nato rispetto al controllo sociale nelle grandi città (rapporto “urban operations 2020”). Il testo che segue, tratto dal sito www.resistenze.org, tratta questo tema rispetto all’America Latina, in merito all’interventismo diretto degli Stati Uniti in un contesto che, come dimostrano anche le recenti agitazioni del popolo brasiliano, è sempre stato foriero di resistenza e ribellione.
Infatti, la dialettica tra guerra e repressione è sempre più stretta e non possiamo affrontare la seconda se non ci poniamo anche il problema della prima, guardando alle contraddizioni del mondo che avanzano e si acuiscono nella crisi del capitalismo.
Contributo tratto da: www.resistenze.org – pensiero resistente – imperialismo – 05-06-14 – n. 502
Città occupate: La presenza militare permanente degli Usa in America latina
Sandy E. Ramírez Gutiérrez* | alainet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
28/05/2014
Vai al PDF dell’articolo dell’articolo
Il dispiegamento delle forze armate in zone urbane si è trasformato in un tema centrale nella dottrina militare nordamericana. L’esperienza storica ha dimostrato l’importanza di assicurare il controllo delle città nei conflitti bellici. Attualmente esistono almeno due elementi che rafforzano questa posizione.
1. Le minacce alla sicurezza nazionale si sono spostate da quelle provenienti da stati nemici a quelle di attori non convenzionali (che vanno dai narco-trafficanti, alle comunità che resistono alla realizzazione di un megaprogetto sul loro territorio), per cui lo spiegamento militare richiede adattamenti. Conseguentemente, la flessibilità per affrontare un nemico diffuso e non istituzionale si manifesta in un’ampia varietà di strategie militari, tecnologie, forme di combattimento e di persuasione che garantiscano un dominio a tutto spettro (Ceceña, La dominación de espectro completo en América, 2013).
2. Nella revisione del 2013 sulle tendenze demografiche, le Nazioni unite individuano una società urbanizzata, cioè ci si aspetta che, entro il 2025, il 58% della popolazione mondiale abiti nelle città. Per l’America latina, la percentuale sale al 82,5% e secondo la dottrina militare, una maggiore urbanizzazione implica nel futuro maggiori conflitti. Secondo la guida Operazioni militari su terreno urbano (Military Operations on Urbanized Terrain, Mout) del corpo dei Marines, le città sono il luogo dove fermentano le idee radicali, i dissidenti trovano alleati e gli scontenti ricevono l’attenzione dei mezzi di comunicazione. Pertanto, l’addestramento e la presenza delle forze statunitensi in zone urbane possono neutralizzare o stabilizzare le situazioni di instabilità politica dei paesi alleati.
Un tipo di installazione che cerca dare soluzione ai conflitti recenti sono proprio le unità per le Operazioni militari su terreno urbano (Mout). Nel 2012, a Forte Aguayo, presso Concón (Cile), si è stabilito il primo centro di addestramento per il personale delle operazioni di pace in zone urbane nel paese. Costruita in 60 giorni (ancora se per il suo completamento erano stati previsti 6 mesi) con una spesa di 465mila dollari, il centro riproduce una zona urbana con 8 modelli di edifici e serve per l’addestramento delle truppe in operazioni di pace, come quelle realizzaate dai caschi blu dell’Onu in Haiti e Somalia. Claudio Zanetti, direttore del Centro congiunto delle operazioni di pace del Cile, riferisce che militari di Argentina, Perù e Brasile saranno addestrati dalle forze del suo paese a Forte Aguayo per operazioni di pattugliamento, comunicazioni, appoggio di elicotteri e aiuto umanitario. Tuttavia, le prime foto mostravano una esercitazione simulata nella quale il personale militare sottomette degli studenti nelle strutture di Forte Aguayo [1]. Dinanzi alla polemica e lo scontento generato nell’opinione pubblica, la Marina militare del Cile e il segretario alla Difesa degli Stati uniti, Leon Panetta, hanno dovuto smentire che tali installazioni servissero per l’addestramento militare dei carabineros contro la popolazione civile e che il personale militare nordamericano fosse responsabile della formazione.
Non bisogna dimenticare che nel 2011 il movimento studentesco cileno ha raggiunto grandi proporzioni nella lotta per la democratizzazione del sistema educativo. Le prime manifestazioni paralizzarono Santiago, la capitale del paese, con mobilitazioni di più di 15 mila studenti universitari e successivamente il movimento si estese facendo presa su università e scuole in tutto il paese, radicalizzando le sue richieste.
Strutture per l’assistenza umanitaria e i disastri naturali
Un altro tipo di strutture inaugurate di recente in America latina sono i piccoli centri che hanno come obiettivo l’aiuto umanitario e le operazioni di pace. Nel caso del Perù, dal 2009 si sono moltiplicati i Centri di operazioni di emergenza regionale (Coer), finanziati dal Comando sud come parte del suo Programma di assistenza umanitaria. Secondo l’ambasciata statunitense in Perù, questo investimento ammonta a 6,5 milioni di dollari, cioè più di mezzo milione di dollari a struttura. Fino a metà dello scorso mese di aprile, si registravano dieci siti, vari depositi regionali e un poligono di addestramento – che completano le installazioni del Coer – distribuiti nelle città di Arequipa (2009), Junín (2009), Lambayeque (2009, ampliato nel 2013), La Libertad (2014), Piura (2014), Puno (2014), San Martín (2012), Tacna (2013), Tumbes (2011) e Uyacali (2012). Nel complesso, formano una rete di risposta in caso di emergenze. In generale, questi centri si stabiliscono in cooperazione coi governi regionali che forniscono il terreno e l’equipaggiamento, mentre il progetto, la costruzione e l’ulteriore abilitazione fanno capo al Comando sud.
In accordo coi governi regionali e i rappresentanti del Comando sud, i Coer hanno come obiettivo il monitoraggio dei pericoli o dei disastri naturali e l’attenzione alle emergenze derivanti da questi. Per dare risposta a questo tipo di situazioni, i centri possono ospitare fino a 70 persone. Gli edifici comprendono una sala di controllo, un centro per le radio comunicazioni, un dormitorio, una sala multimediale e uno spazio per gli uffici. Tutti hanno una cisterna sotterranea e un generatore per operare autonomamente dopo un disastro. Inoltre, contano su di un eliporto e una pista di addestramento.
Nel 2013, a Lambayeque entrò in funzione il primo poligono di addestramento per i tecnici delle forze armate, polizia nazionale, pompieri e protezione civile, per la ricerca e recupero di persone nei disastri o nelle emergenze. Oltre all’infrastruttura, il Comando sud si occuperà dell’equipaggiamento e dell’abilitazione. Il poligono è in grado di garantire l’addestramento contemporaneo di 100 effettivi.
E questo nonostante per il ministero dell’Economia peruviano, a Lambayeque, Arequipa, Junín, Tumbes, San Martín non si identifichino rischi di disastri e per La Libertad e Piura i livelli di pericolo segnalati siano medio-bassi riguardo le attività sismiche, inondazioni, forti venti ed erosioni. Si noti che tutti i centri sono localizzati in zone urbane, mentre la popolazione a cui fanno riferimento si dedica in buona parte ad attività agricole.
E’ cosi ché le missioni di mantenimento della pace e di aiuto in caso di disastri naturali garantiscono la realizzazione di luoghi di vigilanza e controllo della popolazioni e degli stati alleati e, ovviamente, significano un addestramento sistematico per i soldati statunitensi in territorio latinoamericano. Così, uragani e terremoti si sono trasformati nel biglietto d’ingresso del Comando sud in America latina e nei Caraibi. Lo prova il fatto che al terremoto di Haiti nel 2010 seguì l’occupazione militare statunitense, guidata dal Comando sud, subordinando la missione dell’Onu e assumendo il controllo delle comunicazioni e del funzionamento dell’intero paese che ha una localizzazione strategica nel continente.
A febbraio 2014, sono stati inaugurati il Centro di operazioni d’emergenza (Coe) e il Deposito di materiale d’emergenza, a Santa Rosa del Aguaray, nel dipartimento di San Pedro, Paraguay. Dopo cinque anni di sospensione della cooperazione militare, il Comando sud e ministero della Difesa paraguaiano hanno celebrato l’apertura di questa installazione di risposta ai disastri nei quattro dipartimenti del nord del paese (San Pedro, Concepción, Amambay e Canindeyú), tre dei quali si trovano alla frontiera col Brasile, tra i fiumi Paraguay e Paraná. Come accade in Perù, la costruzione del centro e la logistica sono compito del Comando sud, i mezzi materiali e le risorse umane sono paraguaiane. Si prevede che le opere mediche e le azioni nel Coe di Santa Rosa del Aguaray servano come formazione alle truppe da inviare in Haiti.
La presenza militare in questa zona non è casuale. Da una parte, il Dipartimento di stato ha segnalato San Pedro e Concepción per la presenza attiva di membri dell’Esercito del popolo paraguaiano (Epp) un gruppo classificato come terrorista. Secondo il Country Report on Terrorism 2014, la triplice frontiera (Argentina, Brasile e Paraguay) continua ad essere un’area importante per il traffico illegale di armi, narcotici, esseri umani, pirateria e il riciclaggio di denaro sporco, potenziali fonti di finanziamento per le organizzazioni terroristiche. Il governo di Horacio Cartes ha riaffermato la sua collaborazione con Washington, approvando nell’agosto 2013 una legge contro il terrorismo che permette lo spiegamento delle truppe militari per il contrasto di “qualunque forma di aggressione esterna ed interna che metta in pericolo la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale del paese” (Legge 1337/97, 2013). Secondo la stesso rapporto, dall’approvazione della legge le forze militari paraguaiane si sono addentrate nei dipartimenti di San Pedro, Concepción e Amambay.
A ciò bisogna aggiungere che questa zona è ricca sia di risorse naturali che di resistenze contadine. In effetti, a Santa Rosa de Aguaray è localizzata la riserva naturale Laguna Blanca, in concessione quasi totalmente a imprese private, ma che serve da riserva al sistema del Acuífero Guaraní [il bacino sotterraneo di acqua dolce più grande al mondo, che si estende fra Paraguay, Argentina, Brasile e Uruguay, ndt]. La zona della triplice frontiera è “il cardine che unisce in una striscia trasversale i ricchi giacimenti e le correnti d’acqua della zona con la regione petrolifera e gassosa della Bolivia e del nord dell’Argentina” (Ana Esther Ceceña e Carlos Motto, Paraguay: Eje de la dominación del Cono Sur, 2005). D’altra parte, le presa delle terre da parte dei contadini per recuperarle dalle mani di allevatori, imprenditori e multinazionali in questa zona si sono moltiplicate dagli anni novanta.
Questo tipo di insediamenti sono parte di una ridefinizione dell’uso delle installazioni militari e dei loro finanziatori. Da un lato, si cerca sostituire gli enormi depositi di veicoli, armi e rifornimenti con una rete di magazzini più piccoli, specifici per ogni teatro di operazioni. In questo modo, per ogni operazione le unità potranno trasportare gli effettivi con il loro equipaggiamento personale di armi leggere, dato che tutto il materiale bellico pesante si troverà vicino ai luoghi della futura operazione. Dall’altro, le truppe alleate pagano l’utilizzo di questa squadra, il che diminuisce il carico finanziario per l’esercito statunitense, in un contesto di vincoli di bilancio.
Ma oltre alla diminuzione del carico fiscale, l’istituzione di questi centri per l’addestramento militare per la tutela e l’aiuto in caso di disastri, fa parte di una rete più ampia di dominio militare. Questa rete si compone di installazioni militari su scale diverse, si combina con esercitazioni militari sistematiche (costiere, su terra e fiumi), in tutto il continente americano e si rafforza con leggi antiterrorismo e accordi militari. Nel suo complesso, rappresenta l’istituzione di una serie di meccanismi di disciplinamento delle forze armate e delle popolazioni resistenti..
[1] Per queste esercitazioni, l’industria hollywoodiana si è messa al servizio dell’apparato militare. Il sito web Strategic Operations offre le installazioni Mout, come “la magia di Hollywood” per le simulazioni e la “forza oppositrice”, uomini e donne addestrati, armati e vestiti appropriatamente per ogni missione. Gli attori recitano la parte degli indigeni e delle loro abitudini, <http://www.strategic-operations.com/about-us>