Solidarietà ai/alle compagni/e arrestati/e il 3 giugno a Torino
Il 3 giugno, a Torino, scatta l’ennesima operazione repressiva contro 29 compagni/e attivi/e nella lotta per il diritto alla casa, che da anni portano avanti la pratica dell’occupazione a scopo abitativo in vari quartieri popolari del capoluogo piemontese.
Il bilancio di questo attacco, sferzato dagli ormai noti pm con l’elmettoPadalino e Rinaudo, da sempre in prima linea nella battaglia contro il movimento no tave fortementelegati alla sfera del partito democratico, è molto pesante: 12 arresti in carcere, 5 ai domiciliari, 4 obblighi di dimora, 4 divieti di dimora e 4 obblighi di firma, per un totale di 111 indagati. I molteplici capi di imputazione affibbiati ai/alle compagni/e vanno dall’ ingiuria, l’oltraggio, la violenza privata, l’invasione di terreni, la resistenza e violenza a pubblico ufficiale fino a comprendere reati più gravi come l’estorsione, la ricettazione o addirittura il sequestro di persona. Insomma, un castello accusatorio costruito ad hoc e che si colloca all’interno di un’ondata di sgomberi sia di case occupate sia di spazi sociali,che proprio in questi giorni si sta abbattendo indiscriminatamente su tutto il territorio italiano.
Con questa inchiesta hanno colpito duramente numerosi compagni/e sempre in prima linea nelle lotte e non è un caso che venga sfoderata in questa precisa fase storica e abbia come fulcro centrale la città Torino. Infatti, avviene a poco più di un mese di distanza dal vertice sulla (dis)occupazione giovanile, che si terrà il prossimo 11 luglio. Intorno a questa data si sta creando una forte mobilitazione dimostrata anche dall’assemblea nazionale che si è svolta lo scorso 31 maggio, alla quale hanno partecipato circa 500 persone provenienti da tutta Italia e dall’estero. Con la repressione si vuole quindi spianare la strada e creare terra bruciata intorno a questa scadenza indetta dal movimento, criminalizzando ogni forma di lotta, in questo caso l’occupazione delle case e la resistenza agli sfratti, che non cede a compromessi con il piano istituzionale, sfuggendo completamente al controllo dei poteri forti.
Quello che è successo a Torino non rappresenta un caso isolato, ma è indice del clima che si respira a livello nazionale su più fronti. Di fatto, le recenti elezioni europee hanno conferito maggiore legittimità al governo Renzi.La prova di forza dimostrata dal pd gli consente ora di mettere in campo una linea durissima nei confronti dei proletari, facendo pagare a questi ultimi gli effetti della crisi del capitalismo. La tendenza è quella di far passare decreti e manovre antipopolari a tutti i costi, come l’ultimo piano casa che, nel famigerato articolo 5, disciplina il distacco delle utenze e l’impossibilità di richiedere la residenza da parte di chi occupa. Sulla stessa linea si pone anche iljobsact, che andrà a modificare in maniera ancora più incisiva il mondo del lavoro.Per ottenere tutto ciò il governo Renziutilizzaqualsiasi mezzo, compresa l’arma della repressione, utile da un lato a divideree isolare le lotte, producendo frammentarietà al loro interno e spezzando legami di solidarietà, e dall’altro a dominarle, riassorbendole entro canali di compatibilità istituzionale. Questo tentativo lo vediamo ovunque, ma non sempre riesce. Ce lo dimostra la lotta contro il Tav in Valsusa, che non ha mai ceduto ai ricatti o alle false promesse,enonostante la notevole escalation degli attacchi repressivi, giunta a equiparare a terrorismo il sabotaggio del cantiere dell’alta velocità in Val Clarea, la lotta popolare continua a mantenere salda l’unità e a rivendicare il diritto alla Resistenza per difendere la propria terra.
Questo diritto alla Resistenza deve essere esteso e diventare patrimonio di ogni lotta. Resistere agli sfratti e in generale agli sgomberi non è reato, così come non lo può essere difendere il lavoro, la scuola, l’università, la casa, la sanità e tutto ciò che ci stanno togliendo.
Facciamo di più lotte un unico fronte!
Compagni/e di Padova