Non potendo realizzare altre iniziative più efficaci, in quanto sottoposto al totale isolamento del regime del 14bis, in una sezione d’isolamento dell’AS1, in merito alla mia “intenzione di evadere” e “promotore e organizzatore di forme di protesta”, come cita il capo assassino del dap.
Comunico la mia partecipazione allo sciopero della fame, dal giorno 23/09/2013 (totale 8 giorni) all’interno della mobilitazione generale portata avanti dal “coordinamento dei detenuti”, che vedrà nel mese in corso (settembre) tutti quei contributi che si riuscirà a realizzare sia fuori che dentro. Un continuo stimolo per far crescere in ognuno di noi la consapevolezza di quanto sia importante anche il sabotaggio de “l’ordine democratico” in cui agiscono le strutture carcerarie, comprese le ramificazioni nelle quali sono inserite, per meglio avanzare nella lotta anticarceraria. Per noi che siamo in carcere, la partecipazione a tale lotta, che potrebbe essere composta da vari scioperi, coi relativi comunicati, firme, ecc. È giustamente da considerarsi come un primo approccio che ci possa permettere di effettuare uno scambio reciproco delle proprie tensioni, sentendo quell’unità che solo nell’agire possiamo ottenere, impegnandoci e responsabilizzandoci in prima persona, senza delegare a chi è più capace nello scrivere (per i comunicati collettivi) anche il compito della ricerca del confronto costante! Nel carcere dove stavo prima (Buoncammino) dopo vari scioperi, quando si è verificato quel sussulto di rivolta, se ci fossero stati questi elementi (confronto, responsabilità e impegno cospirativo) tutti e tre i piani del braccio sarebbero stati bruciati! Le improvvisazioni di pochi non sempre vengono seguiti come si vorrebbe. Ecco perché costruire un canale comunicativo fluido tra dentro-dentro con l’esterno è una questione di primaria importanza. Per tutti quanti noi detenuti/prigionieri che sono coscienti di quanto poco possa influire una mobilitazione base di scioperi pacifici, adoperarsi affinché questo primo approccio, possa essere superato, dipende solo da noi!
La maniera più efficace per affrontare il problema carcerizzato del carcere, dovrebbe sempre essere la rivolta, ma questo aspetto non è di certo una novità. Solamente diverrebbe (penso) un imput per la solidarietà rivoluzionaria all’esterno. Anche se il mio piccolo contributo è un semplice sciopero della fame, vorrei sostenere questa mobilitazione come se fosse l’inizio di uno scontro contro tutta la marmaglia politica e le istituzioni dello Stato, contro quel mandato di cattura che è la costituzione (dato che si cita l’art.27) e della società che ha deciso di omologarsi ai voleri del dominio. Sono loro la causa dei regimi di tortura, della differenziazione, del fine pena mai, delle violenze e uccisioni da parte dell’apparato carcerario. Loro sono i “mandanti” come pure gli organizzatori, e quindi è più che giusto che il nostro compito sia di far uscire la nostra voce dalle mostruosità carcerarie, si debba evolvere in un grido di rivolta! Cerchiamo di sviluppare e rafforzare il “coordinamento dei detenuti” stabilendolo nel tempo, individuiamo uno strumento comunicativo con il quale confrontarci e buona lotta a tutti/e!
Un caloroso e libero abbraccio a compagne/i impegnati in questa mobilitazione.
Un grintoso e libero abbraccio a tutti quei detenuti che hanno deciso di alzare la testa, con la gioia di tenere in mano un accendino
Per la distruzione dei codici che fanno funzionare il sistema!
Po sa libertadi!
Davide Delogu 23 settembre sez.isolamento AS1
C.C.PAGLIARELLI
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