Resoconto della lotta contro il carcere del 10 luglio 2013, mercoledì.
Ieri sera una ottantina di compagni e compagne hanno presenziato fuori dal carcere di Buon Cammino in solidarietà alle proteste dei detenuti. Martedì 9 luglio dei detenuti si son barricati nelle celle, hanno fatto la battitura alle sbarre, messo alcuni striscioni dalle finestre e qualche straccio è andato a fuoco.
Queste azioni di protesta hanno attirato l’attenzione di amici, familiari, compagni e compagne…ma anche di alcune associazioni e politicanti interessati a cavalcare la protesta fraintendendo le istanze dei detenuti e della popolazione solidale.
La presidente dell’ associazione “socialismo diritti e riforme” Maria Grazia Caligaris, che ha visitato il carcere di Buon Cammino in mattinata, ha voluto travisare le istanze dei detenuti, sollecitando la deportazione nelle nuova struttura carceraria di Uta, condividendo sostanzialmente il progetto di trasformare la Sardegna nella nuova Cayenna dello stato italiano, come durante il regno sabaudo e il fascismo, la Sardegna territorio di deportazione e punizione! Come dire de mali in peus…dalla padella alla brace! Questa “esperta” e professionista, dei diritti dei carcerati, sembra abbracciare il progetto di isolare i detenuti in luoghi lontani, pensati per il 41 bis, dove siano in grado di vedere soltanto pareti di cemento.
L’amministrazione penitenziaria ha risposto alla protesta staccando le luci e lasciando le celle piu’ ostili al buio, ovviamente hanno poi dichiarato che si e’ trattato di un normale black-out, e che la situazione e’ sotto controllo.
Per diverse ore, prima al braccio destro e in seguito al braccio sinistro, abbiamo aperto i nostri striscioni : “solidarietà ai prigionieri in lotta, No al 41bis”; “fuoco alle galere”. scandito slogan, acceso fumogeni e fatto un po di rumore coi petardi, e cercato di sapere le novità rispetto alle proteste. I detenuti ci hanno informato che gli occupanti di una cella, tra quelle più combattive durante la protesta di martedì, sono stati trasferiti. Hanno inoltre ribadito le ragioni della protesta: condizioni di vivibilità disumane, poche ore d’aria, sovraffollamento.
dicendoci comunque che terranno duro e continueranno la lotta, gli stessi ci hanno chiesto di tornare in tanti e tenere alta la vigilanza sulla condizione carceraria e sulle possibili ritorsioni in seguito alle loro proteste.
Noi osteggiamo l’apertura del carcere di Uta, poiché rappresenta solo un peggioramento delle condizioni dei detenuti e dei loro amici e familiari.
Il nuovo carcere è stato pensato come carcere di massima sicurezza, con un braccio intero per il 41 bis, inoltre la lontananza dal centro abitato, peggiorerà le condizioni di isolamento dei detenuti, saranno impossibili le comunicazioni tra il fuori e dentro le mura. Accresceranno i disagi e le spese per i colloqui di familiari e amici, aumentando ulteriormente la comunicazione tra il corpo prigioniero e la societa’.
Ricordiamo che il massacro di san Sebastiano a Sassari non si trasformo’ in tragedia proprio per l’intervento dei cittadini allertati dalle urla provenienti dal carcere. Allo stesso modo la protesta di questi giorni e’ stata colta dai cagliaritani per effetto della presenza nel tessuto urbano del carcere, uno striscione di richiesta d’aiuto e qualche carta bruciata sono bastati ad avvisare la cittadinanza sul malessere che vivono i detenuti.
Ieri abbiamo ricevuto questo messaggio dai detenuti, con la preghiera di diffonderlo: chiedono alla gente di essere presente, di continuare a lottare in tanti e aiutarli a combattere la barbarie del carcere.
Contro il carcere e la società che lo produce
Solidarietà con i prigionieri/e.
No al 41 bis!
Tutti liberi, libere tutte!
Assemblea contro il carcere e la repressione (Cagliari)