ITALIANI BRAVA GENTE?
FOIBE: RISCRIVERE IL PASSATO PER DOMINARE IL PRESENTE
Sabato 9 febbraio alle ore 16 presidio antifascista in piazza dei Signori e alle ore 20 iniziativa di controinformazione, contro il revisionismo storico, che si terrà all’infospazio Chinatown, in Piazzetta Caduti della Resistenza-Padova. Durante la serata sarà presentata dall’autore la mostra Testa per dente, sui crimini fascisti in Jugoslavia, tra il 1941 e il 1945, seguirà video sul campo di concentramento per civili slavi a Chiesanuova. Buffet e banchetti di materiale controinformativo. Partecipa e diffondi
Con l’istituzione del “Giorno del Ricordo” il Parlamento italiano celebra i cosiddetti martiri delle foibe e l’esodo degli italiani dai territori jugoslavi dopo la Seconda Guerra mondiale, contrapponendo i barbari “slavo comunisti” alle povere “vittime italiane” colpevoli, queste ultime, solo della propria nazionalità. Questo stravolgimento della storia non tiene minimamente conto degli eventi che caratterizzarono le vicende del confine orientale. Durante l’occupazione di parte dell’ex Regno di Jugoslavia negli anni 1941/1945 da parte dei fascisti italiani, assieme ai nazisti, all’Ungheria e alla Bulgaria, la popolazione locale fu sottoposta a ogni genere di brutalità.
In 29 mesi di occupazione italiana della sola provincia di Lubiana vennero fucilati 5000 civili e 900 partigiani, oltre a 200 civili arsi vivi, vennero deportate 7000 persone (su 33000 deportati) e devastati 800 villaggi, compiendo quella che storici come Angelo Del Boca hanno definito un’autentica bonifica etnica.
Italianizzazione forzata, deportazioni in campi di concentramento di migliaia di cittadini slavi, rappresaglie contro operai e contadini, distruzione completa della cultura slovena e croata. Complessivamente durante l’invasione nazifascista dell’ex Jugoslavia morì un milione e mezzo di persone. Uomini e donne per cui non sarà mai istituito né un giorno del ricordo, né una giornata della memoria. Vittime che si sommano ai 100.000 libici e ai massacri compiuti in Etiopia, Somalia, Eritrea durante l’espansione coloniale dell’Italia fascista in Africa, in continuità con il precedente governo liberale. Vicende che cadono nell’oblio, come quella dei campi d’internamento per slavi costruiti dagli italiani, tra cui quello di Chiesanuova a Padova.
Il revisionismo storico assolve così più funzioni: infanga la memoria dei partigiani antifascisti, italiani e slavi e la loro fratellanza nella lotta contro il nazifascismo, condannandoli quali assassini e celebra le camicie nere del ventennio. Gli studi effettuati sui corpi dei cosiddetti infoibati dimostrano, infatti, che questi appartenevano prevalentemente a fascisti e nazisti. Il revisionismo fomenta le divisioni su basi nazionali ed etniche e riabilita il fascismo coprendo, finanziando e concedendo spazi fisici e mediatici ai nuovi fascisti, come accade per organizzazioni xenofobe quali Casapound, funzionali alla mobilitazione reazionaria. Così come omettere il colonialismo italiano fascista serve a legittimare le guerre d’aggressione di oggi. Ieri i fascisti giustificavano la guerra con la finalità di ricavare un meritato “posto al sole”, oggi la borghesia definisce “missioni di pace” le invasioni imperialiste Nato in ex Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan o in Libia. Come sta accadendo in questi mesi con i bombardamenti francesi nel Mali del Nord, a cui l’Italia partecipa con l’invio di mezzi, armi ed esperti militari. Spese militari che tolgono finanziamenti ai servizi sociali.
Criminalizzare la Resistenza antifascista significa infangare uno dei punti più alti della lotta di classe nel nostro paese. Lotta che si poneva come prospettiva il cambiamento rivoluzionario della società, combattendo non solo il fascismo, ma anche la classe dominante politica che del regime fascista si era servita per perseguire i propri interessi sia sul piano dell’espansione coloniale sia per il controllo sociale interno. Un tale esempio risulta più che mai pericoloso per i padroni italiani e la loro rappresentanza politica oggi tanto impegnata nella farsa elettorale. I valori e gli insegnamenti della Resistenza possono animare lavoratori, studenti e proletari nella lotta di oggi contro licenziamenti e attacchi ai diritti perpetrati dalla classe borghese in nome della crisi da lei prodotta. Denigrare quei valori significa disarmare ideologicamente le masse popolari per assicurarsi il controllo del presente.
Smascherare il revisionismo vuol dire mantenere viva la memoria dei partigiani e lottare contro ogni guerra d’aggressione e contro il fascismo di ieri e oggi.
C.doc. C. Giacca comandantegiacca@libero.it
Collettivo Politico Gramigna – www.cpogramigna.org
Padova