Pubblichiamo questo appello tratto da clashcityworkers.org.
Da Gaza a Piacenza, ora e sempre Resistenza!
Se toccano uno, toccano tutti!
Sabato 26 Luglio giornata nazionale di mobilitazione in solidarietà ai 24 facchini licenziati dall’Ikea di Piacenza.
Da oltre 6 anni, i magazzini della multinazionali del settore della logistica, sono teatro di importanti lotte per condizioni di lavoro dignitose. Magazzini in cui vige un incredibile sfruttamento retto da un sistema di cooperative subappaltanti, che consentono ai padroni di organizzare il lavoro senza alcuna tutela normativa né contrattuale, con turnazione arbitraria degli orari, ripartizione discriminatoria delle ore lavorate e quindi del salario, lavoro a chiamata e vero e proprio furto di ore di lavoro.
Anche la nota azienda di mobili Ikea è stata coinvolta in queste lotte: a metà Ottobre 2012 i facchini delle cooperative del consorzio CGS che lavorano per lo stabilimento di Piacenza entrarono in sciopero contro buste-paghe misere e per una più equa distribuzione dei carichi di lavoro. Una lotta per il semplice rispetto del CCNL e dei più elementari diritti che vide sin da subito la ferrea opposizione di CGS ed IKEA, che decisero che nulla si potesse accordare ai lavoratori e per piegarne la resistenza intrapresero azioni punitive contro alcuni di loro, tra sospensioni, minacce di trasferimenti e licenziamenti. Seguirono mesi di lotta da parte dei lavoratori che coinvolsero e trovarono il sostegno di una rete di solidarietà composta dai numerosi lavoratori del comparto logistico organizzati dal Si cobas (Tnt, Gls, Ortofin, Dhl) a stretto contatto con militanti venuti da tante citta del centro-nord.
Ikea fu costretta alla fine a reintegrare i facchini, che dopo estenuanti trattative che coinvolsero anche i vertici delle istituzioni locali, tornarono a lavoro nel Gennaio 2013.
Adesso l’azienda svedese ha intenzione di vendicarsi: ad inizio di Maggio di quest’anno la cooperativa San Martino, operante nel magazzino IKEA di Piacenza, apre la controffensiva padronale sospendendo 33 facchini fra i più attivi e sindacalizzati. Interviene quindi immediatamente la solidarietà di lavoratori di altri stabilimenti e di numerosi attivisti di Piacenza e di altre citta, per dare forza all’arma principale di questa battaglia: il blocco della circolazione delle merci. Altrettanto velocemente si costruisce una rete di solidarietà in grado di coinvolgere più città attraverso volantinaggi e presidi. A fronte di una tale capacità di mobilitazione, i padroni sono stati costretti ad organizzarsi in un vero e proprio “partito IKEA”: un blocco sociale monolitico di istituzioni, forze politiche di governo ed “opposizione” e sindacati confederali che puntualmente si esprimono e muovono iniziative tese a criminalizzare la lotta e la resistenza dei lavoratori. 24 di essi vengono alla fine licenziati.
Attaccando in questo modo la lotta dei facchini Ikea, i padroni cercano di attaccare tutti quelli che provano ad alzare la testa e smettere di pagare il prezzo di una crisi di cui non sono artefici e che li vede in guerra gli uni contro gli altri, per l’aumento dei profitti dei primi. Non è un caso che l’amministratore delegato della sezione italiana dell’azienda svedese abbia avuto l’onore di essere ricevuto direttamente dal Governo centrale per discutere a Roma della situazione dello stabilimento piacentino.
Attraverso gli organi di stampa, i sindacati compiacenti e la politica asservita, chi ci sfrutta non può tollerare che anziché prendercela gli uni con gli altri ci rivolgiamo direttamente a loro per avere ciò che ci spetta. Per questo si uniscono e si muovono su diversi livelli – spendendo fiori di milioni! – pur di schiacciare una ventina di facchini. Nel 2013, facendo altrettanto, riuscimmo a rispondere ed a batterli. Anche questa volta possiamo e dobbiamo non essere da meno.
D’altra parte se i padroni si compattano e le loro politiche si “armonizzano”, allora è il caso che anche noi iniziamo a fare “gioco di squadra”, a smettere di andare in ordine sparso, provando insieme ad aprire uno spazio collettivo in cui far comunicare le iniziative di solidarietà e di lotta, rafforzarle a vicenda, portarle su un piano politico generale in grado di parlare a tutte le lavoratrici ed i lavoratori.
Per questo è importante dare il massimo della visibilità e del supporto alla giornata nazionale del 26 Luglio in sostegno ai facchini licenziati. Ci saranno mobilitazioni a Piacenza ed in quasi tutte le città d’Italia in cui è presente uno store Ikea e si farà pressione attraverso tutti i canali comunicativi possibili perché l’azienda si prenda la responsabilità delle proprie azioni. Accadrà nello stesso giorno in cui in tante città d’Italia ci saranno iniziative in solidarietà al popolo palestinese, vittima di un brutale ed arbitrario attacco da parte dell’imperialismo israeliano. Crediamo che la bandiera della Palestina debba e possa sventolare anche a Piacenza e in tutti gli altri presidi di solidarietà a lavoratori che provengono per lo più da paesi succubi dell’imperialismo occidentale. Lavoratori vittime di un apartheid “democratico” che li minaccia costantemente di perdere il diritto alla residenza insieme al posto di lavoro a causa di leggi oppressive come la Bossi-Fini e che rischiano la vita pur di giungere nel nostro paese a causa dell’apparato repressivo italiano ed europeo.
La legittima forza necessaria a difendere con il proprio corpo il posto di lavoro viene spacciata per violenza, così come la legittima resistenza di un popolo oppresso viene spacciata per terrorismo. Noi riteniamo che illeggittimi siano invece la violenza del padrone che ti lascia affamato se non obbedisci ai suoi ordini vessatori ed il terrore sganciato dalle bombe degli apparati tecnico-militari.
Per questo daremo tutto il supporto possibile all’importante lotta dei facchini di Piacenza, che è una lotta di tutti gli sfruttati e gli oppressi.
Segui e sostieni la lotta anche su facebook.com/smontaikea e su http://smontaikea.noblogs.org/
Il 26 partecipa alle mobilitazioni che ci saranno a Roma, Torino, Villesse (GO), Padova, Firenze, Pisa, Ancona, Rimini, Napoli, Salerno, Berlino ed altre città.