Di seguito pubblichiamo il resoconto dell’assemblea sulle lotte e la situazione repressiva in Italia che si è svolta a Catania lo scorso 4 luglio.
Venerdì 4 luglio si è tenuta a Catania un’assemblea contro la repressione, alla presenza di circa 40 persone.
Il dibattito ha visto la partecipazione di una compagna dell’Assemblea di lotta “Uniti contro la Repressione”, degli Avvocati Catanesi Solidali, dei Collettivi e strutture di lotta della città, dei militanti NoMuos.
Tutti gli intervenuti hanno registrato un grosso aumento negli ultimi anni degli atti repressivi da parte della magistratura. Veri e propri atti di controrivoluzione preventiva, volti a soffocare sul nascere qualsiasi momento di organizzazione delle lotte, a creare paura e sbandamento nei confronti dei militanti impegnati in prima linea nelle lotte e dei proletari che lottano e si riappropriano dei diritti sempre più negati dalla crisi del sistema capitalistico.
La punta della repressione si esprime nell’uso sempre più massiccio dei reati associativi, dal 270 bis ai successivi “rimodellati” in maniera da poter essere usati per accusare i compagni e i proletari che lottano, senza prove reali, ma basandosi sulle congetture della procura di turno.
Esemplari sono i casi dei compagni arrestati con l’operazione “Tramonto” nel 2007. Accusati di banda armata e terrorismo, sbattuti in prima pagina con l’accusa di essere le nuove Brigate Rosse, si trovano in galera con condanne oltre i 10 anni anche se la cassazione ha fatto decadere l’aggravante del terrorismo e nel corso dei vari gradi dei processi non è stata mai provata la partecipazione a fantomatici attentati. Tuttavia ai giudici è bastato il fatto che gli imputati si sono dichiarati comunisti e di conseguenza rivoluzionari per dargli una pena esemplare.
Stesso copione hanno le retate nei confronti dei compagni anarchici che si susseguono in questi anni in Italia. Non meno pericoloso da un punto di vista delle misure cautelari che comporta è il rispolvero del vecchio reato di epoca fascista di devastazione e saccheggio usato già per gli imputati delle manifestazioni di Genova 2001 e oggi nei confronti del movimento NOTAV con l’aggravante dei fini terroristici.
Per quanto riguarda la repressione nei confronti del movimento NOMUOS, è stata evidenziata la pericolosità delle sanzioni amministrative per molte migliaia di euro che vengo comminate ai cittadini niscemesi che partecipano ai blocchi e alle manifestazioni, con l’unico intento di dividere e/o rompere il fronte unito della lotta. Sulla situazione carceraria è stato posto l’esempio di Davide Delogu, detenuto nel carcere di Caltanissetta, come esempio dell’indurimento delle condizioni carcerarie per chi, anche dietro le sbarre, continua a lottare: isolamento, continui trasferimenti, impossibilità di partecipare ai processi con l’adozione del sistema della videoconferenza.
L’assemblea ha deciso di:
– mantenere la solidarietà e la controinformazione nei confronti dei continui procedimenti giudiziari che piovono sulle teste dei compagni a Catania come nel resto d’Italia;
– costruire un ulteriore momento di riflessione e di lotta partecipando alle manifestazioni per il trentennale dell’assassinio di Pedro, ucciso a Trieste dalla Digos e dal Sisde;
– combattere l’isolamento e il meccanismo di dividere chi lotta in “buoni e cattivi”, perché solo restando uniti si riesce a resistere all’imponente macchina repressiva messa in moto dai padroni.
Colletivo Experia di Catania (luglio 2014)